Suor Maria degli angeli

La storia di suor Maria degli Angeli, carmelitana ticinese da 32 anni in missione sull’isola al largo delle coste africane.

suor_maria_degli_angioli

Con una serata pubblica, mercoledì è stata presentata alla comunità ticinese la neonata associazione “Angeli di Ilanivato”, che ruota attorno al lavoro missionario di suor Maria degli Angeli, della congregazione delle Carmelitane di S. Teresa di Torino, però nata e cresciuta in Ticino e da 32 anni missionaria in Madagascar. Della sua vocazione racconta con entusiasmo: «Quando il maestro delle elementari ci chiese di scrivere un componimento su quello che volevamo fare in futuro io scrissi senza esitazione “la missionaria”. Intanto facevo parte del Volontariato della Sofferenza.

Tutti gli anni andavo al campo estivo per invalidi di Italo Balzaretti a Olivone. Finite le scuole di commercio a Bellinzona, nel gennaio del 1977 mi iscrissi al corso di infermiera. Mi mandarono quindi a fare uno stage, nel frattempo però mi chiamò Balzaretti per chiedermi di fare del volontariato con un gruppo di Mendrisio, che stava partendo per Bocca di Magra, a La Spezia. Proprio lì conobbi le suore e i padri carmelitani, ma ad essere sincera, all’inizio non c’era affatto la voglia di diventare suora. Tuttavia, dopo un po’, mi convinsi a fare un periodo di prova: mi colpì l’accoglienza e la gioia di queste persone. Quando rientrai in Ticino, continuai il mio stage di infermiera. Un giorno un padre carmelitano venne a trovarmi a casa. Così mi accordai per un nuovo mese di esperienza a Torino presso le carmelitane; avevo appena compiuto 18 anni. Presi un biglietto di andata e ritorno. Devo ancora tornare ora». 

Il suo cammino in Africa iniziò nel 1984, quando fu mandata ad Andrebagare per sostenere un dispensario, che cura più di 600 lebbrosi l’anno. Nel 2004 le venne quindi chiesto di spostarsi ad Antananarivo nella missione di Ilanivato, dove tuttora lavora con 30 consorelle in una scuola – attualmente con 1500 bambini iscritti – in un istituto femminile per ragazze di strada e in un centro medico. A proposito di questo trasferimento suor Maria non nasconde le difficoltà: «Quando, nel 2004, per obbedienza mi venne detto di cambiare casa, è stato molto difficile.

Come consacrata ho capito che avevo messo le radici e ho ringraziato il Signore che era venuto il momento di questo distacco, perché non ci si deve mai attaccare a un luogo ma bisogna sempre donare gratuitamente senza impossessarsi di quello che abbiamo donato. Arrivando a Antananarivo ho incontrato un’etnia totalmente diversa. I primi due anni mi sembrava di morire. Chiedevo al Signore cosa voleva da me. La missione era enorme: una scuola di 5 piani con tanti insegnanti laici da accompagnare, perché facessero l’interesse dei bambini e non il proprio. Poi un grande dispensario, dove giungevano solo ragazze madri. Bisognava incoraggiare tutte queste ragazze. Le difficoltà si manifestavano anche a livello spirituale: si incontravano delle persone che poi non si vedevano più; la città ha migliaia di abitanti». 

Per far fronte ai problemi, una volta a settimana, tutto il team di suore e collaboratori si ritrova:  «Non ci spaventiamo di fronte agli inconvenienti: tensioni fra i genitori, casi sociali gravi, malati. Preghiamo, cerchiamo il positivo e continuiamo». Suor Maria riconosce  anche che è fondamentale l’aiuto dei ticinesi: «Attraverso le donazioni dei ticinesi i nostri bambini hanno un luogo assicurato. Pensate che 1500 bambini sono tanti? In realtà, ce ne sono molti di più che ancora non vanno a scuola.

Talora vengono a chiederci ad anno scolastico iniziato, a ottobre o novembre, se possiamo accogliere i loro figli nella struttura. Il cuore ci duole: non è più possibile. Quindi li aiutiamo ad inserirsi nelle scuole pubbliche, ma il clima è diverso: le lezioni sono discontinue, spesso la scuola chiude per il problema dei cicloni. Ecco, con le vostre donazioni ci date la possibilità di risolvere situazioni simili. Non è opera dell’uomo ma è opera di Dio: se arriva la provvidenza siamo sulla linea giusta». Le frasi conclusive con cui ci lascia suor Maria sono illuminanti: «Spesso si pensa che il missionario è colui che parte. In realtà, siamo tutti missionari. Tutti coloro che amano il prossimo, fanno del bene per lui, come voi. Nel bene che voi fate vedo tanta fede, la fede si misura infatti nella misura di quello che si fa per il povero».

Articolo pubblicato dal Giornale del Popolo

I commenti sono chiusi.