Il lockdown in Madagascar raccontato dalla sementinese suor Maria degli Angeli

Il lockdown, inevitabilmente, è arrivato fino in Africa, trasformando anche la quotidianità di un noto volto ticinese: la sementinese suor Maria degli Angeli, che da 36 anni è attiva in Madagascar, in una scuola, un centro professionale e un centro medico, assieme alla Congregazione delle Suore di S. Teresa di Torino. A lei abbiamo chiesto di raccontarci il «suo» Madagascar, in questo momento particolarmente difficile. «Siamo chiusi con le nostre strutture – ci dice – già dal 19 marzo. Ma è già dal mese di febbraio che il ministro della salute malgascio aveva intavolato diversi incontri per discutere di una possibile emergenza. In questo senso sembravamo pronti, eppure qualcosa ci è sfuggito di mano, non tanto per colpa del governo, che ha fatto il possibile, quanto per la mancata responsabilità dei singoli. Infatti, molti malgasci che lavorano all’estero hanno chiesto che almeno l’aeroporto di Antananarivo restasse aperto e così è stato fatto. Ma pur promettendo di rimanere in quarantena una volta tornati a casa, firmando un documento scritto, molti non l’hanno realmente fatto». Proprio Antananarivo, dove si trova suor Maria degli Angeli, è diventato l’epicentro dei contagi in Madagascar, la «zone rouge» come la chiama lei, il luogo dove il coronavirus si è manifestato con più virulenza. Il primo aiuto per combattere la diffusione del virus è arrivato dalla Francia: «Ci hanno subito rifornito, anche grazie all’Organizzazione Mondiale della Sanità, di una settantina di veicoli attrezzati per girare su tutto il territorio malgascio, registrando e curando i casi di coronavirus. Ogni veicolo è dotato di personale sanitario qualificato e un poliziotto. Qui in Madagascar, infatti, non abbiamo che tre strutture fisse adatte per i ricoveri da Covid-19, dunque l’ospedale si fa mobile, sulle strade; l’invito, in generale, è che la gente si curi restando a casa. Un aspetto che per certi versi mi preoccupa molto, perché rende molto più difficile la tracciabilità dei contagi. Ufficialmente qua da noi i contagi sono pochi, mai più di una decina al giorno, per un totale, fino a qualche giorno fa, di un centinaio di casi. Tuttavia temo che i dati non corrispondano del tutto alla realtà. La gente qui è abituata a essere malata e fa da sé, con le erbe: ogni anno abbiamo qualche ondata epidemica, che sia il morbillo o la peste». Fino a domani, 19 aprile, l’intero Paese rimarrà in lockdown ma la riunione dei ministri prevista in giornata potrebbe decidere per un prolungamento delle misure: «Abbiamo nelle nostre scuole circa 1500 allievi. Il problema è che qui se la gente non lavora non mangia. La scelta, molto spesso, è una sola: se morire di coronavirus o di stenti. Anche per questo la polizia e l’esercito, che cercano di tenere sotto controllo la situazione, fino a mezzogiorno sono sempre molto tolleranti, e chiudono un occhio quando la gente esce di casa. Casa, del resto, può voler dire, qui in Madagascar, un locale senza finestre o pertugi; insomma, un luogo abbastanza inospitale». Per questo la principale occupazione delle consorelle di Suor Maria degli Angeli è diventata quella di distribuire cibo e beni di prima necessità ai famigliari dei ragazzi della loro scuola e Suor Maria degli Angeli, a questo riguardo, conta molto sull’aiuto del Ticino: «I mezzi ci arrivano dall’Associazione Angeli di Ilanivato, che ci sostiene da sempre assieme alla Conferenza Missionaria della Svizzera italiana. Si tratta di garantire il minimo vitale, anche in una situazione di emergenza totale». 
Il lavoro di suor Maria degli Angeli può essere sostenuto con un versamento alle seguenti coordinate: Associazione Angeli di Ilanivato, cto. 353924, IBAN: CH45 0849 0000 3539 2400 1.

Laura Quadri

Articolo tratto da catt.ch

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